PROGETTO

Il marchio Castelnuovo d’Avane Centrale Creativa nasce per giocare un ruolo decisivo nelle strategie di affermazione del progetto, cantiere prima e centro di accoglienza e innovazione creativa poi. 

È questo un luogo che dovrà assolvere a funzioni plurime: da un lato riscoprire una vocazione all’accoglienza, ma dall’altro farlo comprendendo un sistema di valori riguardanti la cultura, l’arte, la residenza come strumento di studio, la riscoperta di una originalità storica, e in virtù di questo stabilire le leve per generare un senso di cittadinanza capace di attrarre generazioni antiche e nuove, sia locali che internazionali.

Il progetto di rigenerazione socio-culturale del borgo

La storia di Castelnuovo in Avane è indissolubilmente legata a un modello di sviluppo che per secoli ha visto lo sfruttamento della terra e delle sue risorse come opportunità economica per la comunità, ma che ha prodotto grandi modifiche al paesaggio e, con il tempo, portato all’abbandono del paese. Oggi il territorio mostra i segni di tutto ciò, come la presenza di laghi artificiali nati dagli scavi minerari della Centrale Santa Barbara con le sue ciminiere imponenti, e soprattutto la frattura nella storia di una comunità che tutt’oggi ricorda il proprio vissuto nell’antico paese, ma non vi trova più una continuità. Il progetto pone la creatività e l’innovazione a base culturale come fulcro di un processo virtuoso di rigenerazione, per ripopolare il borgo con una nuova energia sostenibile: l’energia culturale.

Principali obiettivi

  • Valorizzare la creatività come driver di tutti i settori produttivi

  • Dare vita ad un borgo smart, dove la sostenibilità e la creatività si fondono sia come ambiente di vita, sia come obiettivi produttivi 

  • Formare una nuova generazione di change-makers a base culturale
  • Promuovere policies condivise di sostenibilità ambientale
  • Implementare l’accessibilità fisica, culturale e cognitiva per una maggiore inclusione sociale

Le componenti del progetto:

  • Infrastrutture: riqualificazione del Borgo
  • Governance: modello di governance, competenze, relazioni
  • ACC: polo museale innovativo, centro di competenze su creatività e sostenibilità
  • Attività trasversali: capacity bulding e eventi
  • Attrazione d’impresa: selezione, sostegno e dotazioni strumentali per le imprese
  • Comunicazione e Promozione: Brand Identity, narrazione, strumenti
  • Monitoraggio e valutazione: Impatto della cultura sulla sostenibilità

Il contesto geografico e territoriale

Castelnuovo d’Avane si trova nel cuore geografico della Toscana, nel punto dove si incontrano le province di Firenze, Siena ed Arezzo, nel Comune di Cavriglia. Aggrappato a uno sperone roccioso, si rivolge ad est verso il Valdarno e ad Ovest alle colline del Chianti, il borgo si trova in posizione strategica rispetto alle principali direttrici della viabilità autostradale e ferroviaria. Tutto il territorio de Valdarno è caratterizzato inoltre dalla presenza di sentieri naturalistici e ciclabili, che permettono di raggiungere i principali centri e punti di interesse.

La storia

Questa storia inizia con una foresta di alberi e un lago. Tre milioni di anni fa il Valdarno era popolato da una natura molto diversa rispetto a quella attuale: il clima tropicale contribuiva a creare un habitat perfetto per sequoie e pineacee che crescevano intorno al lago che si era formato alle pendici di quelli che oggi sono i monti del Chianti. Le piante, una volta finito il ciclo vitale, morendo finivano nelle acque del bacino idrografico formato dal lago. Queste piante ormai morte e cadute nelle acque o in prossimità di esse venivano ricoperte da uno strato di sedimenti che dava vita al processo di fossilizzazione, che sarebbe stata grande protagonista della valle delle miniere di Cavriglia.

La nascita delle miniere

Il processo, iniziato alla fine del Pliocene, è rimasto silente fino agli ultimi anni del Settecento quando in Valdarno arrivano i primi scienziati per studiare quegli strani affioramenti dal terreno che a volte, quasi per caso, si incendiano, dando vita a roghi con fumo nero, denso, irrespirabile. Si scopre così il giacimento di lignite del Valdarno, un combustibile fossile che se bruciata sprigiona energia. Di questa energia c’è un gran bisogno nell’industria valdarnese e limitrofa, così nel 1870 si costituì a Firenze un comitato guidato dall’ingegner Luigi Langer per analizzare la consistenza dei banchi lignitiferi e la loro possibilità d’impiego industriale. Dagli studi effettuati nacque il progetto per la costruzione di un impianto siderurgico, la ferriera di San Giovanni Valdarno, la quale sarebbe stata in grado di utilizzare la lignite come fonte energetica. Nel 1905, inoltre, nacque anche la Società Mineraria ed Elettrica del Valdarno, che oltre a dare l’avvio ad un’escavazione sistematica del bacino lignitifero costruì nel 1907, la prima Centrale Termoelettrica alimentata a lignite.

Il periodo delle due Guerre Mondiali è stato un momento florido per l’attività estrattiva, molta era la lignite richiesta, sia dall’industria bellica che da quella energetica. Inoltre, nella pancia della terra, coperti dal rumore degli incastrini e delle pale, i minatori potevano parlare e confrontarsi sulla situazione politica e mettere in atto, le prime attività di resistenza contro il regime fascista. Il passaggio del fronte nel Comune di Cavriglia fu particolarmente cruento Il 4 e l’11 luglio 1944, truppe della Herman Goering, catturarono e uccisero 192 uomini, nei paesi di Meleto, Castelnuovo d’Avane, Massa dei Sabbioni, San Martino e Matole. Inoltre i soldati tedeschi e la contraerea alleata distrussero la Centrale e i suoi impianti. Oltre all’uccisione degli uomini anche alcune parti dei borghi vennero incediate e distrutte.

Ricostruire la Centrale, gli abitati e ricomporre il tessuto sociale distrutti dal passaggio del fronte, non fu un’operazione facile, anche perché in quegli anni di ricostruzione per l’Europa intera crollò la richiesta di lignite. Il rischio era la chiusura delle miniere, ciò significava la fame per tutte le famiglie che gravitavano intorno al bacino minerario. Anni di proteste, scioperi e vertenze sindacali portarono al “Progetto Santa Barbara”, il quale prevedeva che per abbattere i costi di produzione della coltivazione della lignite, si passasse all’escavazione a cielo aperto meccanizzata e di costruire una nuova Centrale Termoelettrica più potente, in grado di produrre più energia elettrica. E fu così che nacque il “Progetto Santa Barbara” alla fine degli anni ’50: arrivarono gli escavatori tedeschi, i nastri trasportatori e gli ingegneri per dare avvio ad una nuova stagione per le miniere.

L’escavazione a cielo aperto, iniziata alla fine degli anni ’50, portò una grossa modifica del territorio. Laddove c’erano colline, nel cui suolo era celata la lignite, paesi e vita, si crearono crateri e pianure e dove i bassorilievi lo permettevano, sono stati innalzati declivi di materiale sterile che ricopriva il giacimento fossilifero. Molti dei paesi che si trovavano sui primi monti del Chianti sono stati distrutti, le loro comunità hanno dovuto ricreare i paesi più a monte, dove non era presente la lignite.
Il paesaggio grigio, lunare, che ha caratterizzato il bacino fino agli anni ’90, è stato riqualificato a partire dalla fine dell’escavazione: sono stati messi in sicurezza i fronti di scavi, sono stati messi a dimora alberi, ed è stato regimentato il bacino idrografico, in parte, creato proprio dalle depressioni dell’escavazione.
Il silenzio surreale che circonda oggi questo Borgo, contrasta con gli echi lasciati dalle molte vicende storiche che, dal Medioevo a pochi anni fa, hanno interessato Castelnuovo. Il vecchio borgo è stato infatti progressivamente abbandonato dai suoi abitanti a partire dal 1963 a causa delle escavazioni di lignite che avevano compromesso la stabilità del promontorio. Gli abitanti si trasferirono nella vicina località Camonti, frazione realizzata ex-novo per ovviare ai problemi creati dall’attività mineraria.

La rigenerazione del borgo.
I macroblocchi funzionali.

Il progetto di rigenerazione sociale e culturale di Castelnuovo d’Avane si basa sul recupero e la rifunzionalizzazione infrastrutturale e  sull’investimento in produzione culturale e artistica in virtù di una visione che punta sulla cultura per generare occupazione e benessere, oltre che nuova cittadinanza e una nuova visione sostenibile di sviluppo economico e imprenditoriale, aumentando una capacità attrattiva virtuosa.

Il progetto si caratterizza per il recupero degli edifici per gli spazi creativi, per il co-working e le residenze, per la valorizzazione dei musei, e per il rilancio del sistema dell’ospitalità e della ricettività, con estrema attenzione all’accessibilità fisica, cognitiva e culturale. 

Polo museale: MINE, Casa della Memoria e Casa del Sarto

Tutto è memoria. Il futuro di Castelnuovo d’Avane, come il futuro di ciascun uomo o donna, non può prescinde dal proprio passato, il racconto e la presa di coscienza di esso costituiscono un tassello fondamentale che permette di intuire il fascino di questo luogo. Castelnuovo d’Avane è un luogo in cui sono successi degli eventi, anche molto tragici, legati sia alla lotta contro il nazifascismo sia alle risorse minerarie presenti. Le miniere di lignite a cielo aperto hanno implicato una straordinaria trasformazione sia fisica che culturale del territorio e questo scenario ha accompagnato tutti gli eventi che si sono succeduti nella “Lega di Avane” fino ai giorni nostri. L’immenso lago che separa il borgo dalla centrale dell’Enel in parte nasconde e in parte riflette queste memorie rimaste bloccate a lungo nell’inconscio collettivo che oggi potrebbero essere sbloccate,  rielaborate e trasformate in risorsa.

MINE
MINE, già esistente, verrà rinnovato nei contenuti e negli strumenti. Museo vivo e dinamico, si presenta come una mappa per comprendere un territorio che è stato profondamente trasformato, a partire dall’Ottocento, con l’industrializzazione del Valdarno e l’apertura delle miniere per l’escavazione del combustibile fossile. Nato nel 2012, sorge in alcuni edifici recuperati del vecchio paese. MINE è un museo partecipato, costruito grazie al contributo della comunità. È stato inaugurato il 4 luglio, giorno in cui si commemorano le vittime degli eccidi nazisti del 1944.

CASA DELLA MEMORIA
Casa della Memoria
è un museo dedicato all’eccidio nazifascista del 1944. Avrà sede all’interno del villino liberty di Palazzo Zannuccoli, costruito negli anni ’20 del XX secolo, e dal forte valore simbolico, poiché fu via di fuga per alcuni dei pochi sopravvissuti al massacro. Il Museo Casa della Memoria vuole rendere omaggio a queste vittime e preservare la storia del borgo, intrecciando il passato legato alle miniere e alla Resistenza con le vicende umane che ne hanno segnato l’esistenza.

CASA DEL SARTO
Casa del Sarto
è un museo sulla creatività. Uno spazio dedicato alla narrazione dell’esperienza creativa, un racconto immersivo per trasmettere il senso profondo di ciò che ha generato il binomio cultura e creatività in questo territorio, nell’arte, nella moda, nel design, nell’enogastronomia e in generale nella produzione culturale.

Avane Centrale Creativa

Sarà il polo gestionale ed imprenditoriale del borgo. La sua collocazione sarà l’ex-asilo ma proporrà attività nei musei, nell’auditorium, sul territorio e online. Gestirà spazi di coworking e formazione per i creativi, dentro al grande tema del rapporto tra cultura e sostenibilità. La Centrale Creativa propone un modello secondo cui la cultura e la creatività sono fonti di energia sempre rinnovabili, ma anche strumenti di sviluppo della persona e della comunità, sia dal punto di vista del benessere fisico e mentale, che da quello socio-economico. 

Saranno proposti percorsi di formazione per la crescita socio economica, personale, di accessibilità, di capacity building e di sostenibilità, oltre che progetti per per bambini e ragazzi.

Ricettività

Il comparto ricettivo del borgo sarà suddiviso in più edifici tra Ex Asilo, edifici limitrofi e acropoli, e ospiterà un albergo diffuso, un’osteria, un bar, un ristorante.

Spazi polivalenti per attività produttive

La Palazzina sull’acropoli sarà dedicata ad attività imprenditoriali grazie all’insediamento di un coworking. In diversi edifici, in concomitanza con le abitazioni e le attività di accoglienza, sono previsti spazi per imprese che saranno individuate grazie ad un percorso di partecipazione e all’attrazione di impresa.

Residenziale

Saranno realizzate e allestite abitazioni che verranno date in concessione dal Comune secondo modalità da stabilire.

Il progetto del brand.

L’idea è stata quella di definire un brand che interpretasse la semantica fondamentale del borgo come una scrittura: le linee essenziali che ne costituiscono la struttura visiva fondamentale vengono sintetizzate come per la costruzione di un ideogramma che diventa ‘iniziale’ del nome Avane. Da qui si genera un codice tipografico che, come sistema notazionale, può garantire possibilità flessibili di applicazione per tutte le fasi di sviluppo e crescita del progetto.

Avane Centrale Creativa | Brand Design

Avane Centrale Creativa
Affiancamento al marchio del Comune

Avane Centrale Creativa | Forma contratta